UNA FIACCOLA NEL CUORE
Eccomi sul treno, per la settima volta alla stessa meta, Lourdes. Quando salgo sul tremo mi coglie la stessa sensazione, quella di essere già arrivata, perché la meta è già li, nei cuori della gente, che ha l’espressione di chi non vede l’ora di arrivare; pellegrini, ammalati e volontari, disposti a fare quasi trenta ore di viaggio per arrivare da Lei.
Tra i volti di chi già conosco e quelli di chi ancora deve diventare amico, mi sento a casa e la tristezza dei giorni passati lascia posto alla gioia nel riscoprire che tutti li mi vogliono bene
Durante il viaggio penso ai nuovi incontri che la Madonna mi avrà riservato questa volta, perché è sempre stata così, ogni anno ogni volta che vado da Lei, incontro persone stupende a cui volere bene.
La prima giornata di questo pellegrinaggio trascorre quasi tutta in treno, e arrivati al Salus si hanno giusto le forze per arrivare in stanza , farsi una doccia e andare a dormire.
Il giorno comincia presto, 6.30 la sveglia, e la colazione, poi via x le varie funzioni della giornata.
Finalmente arrivo alla grotta e saluto Maria e anche quest’anno dico il mio “eccomi”, e porto a lei una preghiera, per tutti quelli che me l’hanno chiesta in questo pellegrinaggio, porto le mie pene, la mia amarezza per le delusioni ricevute dagli amici ultimamente.. e percepisco che lei mi è vicina, mi ascolta, sento quasi la sua mano sulla spalla, come a dire : - Ho capito-
Riparto serena, e arriva l’ora di cena, è qui che incontro la prima persona speciale di quest’anno: Don Lindo, 50 anni di missioni nel centro America, ora costretto a tornare in Italia per il diabete e un cancro, in carrozzina perché il diabete gli ha portato via un piede, u n cerotto sul naso per non fare vedere che gliene manca un pezzo, ma una luce negli occhi speciale,e una frase che mi colpisce – Appena mi riprendo, torno in missione- ; dentro di me penso,che è una grande persona, e che allora anche io posso realizzare la mia missione, il mio sogno.
Arriva poi il momento tanto atteso del flambeau, alla sera,alle 21; quest’anno so che sarà un po’ diverso, non c’è Renza, l’amica che di solito ogni anno spinge la mia carrozzina in quell’occasione, mi ha appena mandato un messaggio e allora le dedico la prima preghiera della serata.
Poi piano piano le fiaccole si accendono, e mi viene spontaneo cominciare a riflettere guardando questa piccola fiammella, e penso, che grazie a una prima persona che la accende, poi si possono accendere anche le altre, proprio come l’amore, perché l’amore è contagioso, se uno ama, porta anche le persone intorno a se ad amare,
Poi guardo la fiammella che trema e che vacilla, ma che però non si spegne mai, come la nostra speranza, che a volte è flebile, ma quando sembra che stia per spegnersi, si riaccende con più forza;e appena sento un po’ di freddo, avvicino la fiamma al mio viso e ne sento il calore, e penso, che una piccola fiamma può fare anche questo, riscaldare il nostro cuore ma anche il nostro fisico. E una volta riscaldati noi, possiamo trasmettere il nostro calore a tutto il mondo, creando così delle piccole fiammelle, che si propagheranno in tutto il mondo.
Questa riflessione mi prende talmente, che il rosario è quasi finito e mi ha accompagnato per un’ora con la sua dolce melodia.
Concludo con una preghiera
O Maria, fa che la fiamma del tuo amore, risieda nel mio cuore per sempre, e nei momenti bui fa che essa mi faccia Luce, fa che illumini il mio cammino e riscaldi il mio cuore.
Grazie.
E con questi pensieri vado a messa alla grotta, e li piango e ringrazio Lei, che risplende nella notte.
Passano i giorni e arriva un’altra sorpresa, alla funzione dedicata ai volontari e le volontarie del primo anno, una mano dolce e calda mi prende la sua…Claudio, non so perché, ma non riesco a lasciare questa mano, per 10 minuti, sento un qualcosa di inspiegabile, qualcosa di più forte, di trascendentale, che non mi permette di lasciarla.
Sento che è l’inizio di una nuova amicizia, speciale, sento che saremo amici per sempre e che forse mi farà un po’ da papà. Un altro dono speciale di questo pellegrinaggio.
Il terzo è quando sento alla messa internazionale, una domma che sta spingendo una carrozzina, dire al mio accompagnatore “ sono malata di cancro”, una lacrima scende e arriva fino alle mie labbra, la sento salata, guardo lei e le dico “complimenti” . E li capisco, che il volontariato si può fare sempre ,anche con una malattia, quella è la strada vera, anche se è la più faticosa, voglio che questo sia il mio cammino.
Capisco che a volte, dare non vuol dire dare solo materialmente, non vuol dire dare denaro, vuol dire dare se stessi con le proprie malattie e proprie miserie.
Si conclude qui il pellegrinaggio, riparto piu forte, e con qualche esperienza in più.
Sul treno nel viaggio di ritorno ripenso a quello che ho vissuto, a quello che ho lasciato a Lourdes e quello che ho portato con me, penso alla grotta liscia, ho poggiato le mie sofferenze e le sofferenze di i chi portavo nel cuore, sulla grotta resa liscia da milioni di mani sofferenti, penso che a Lei ho affidato il libro del Filo con scritto il mio sogno e allora Lei sicuramente lo leggerà.
E quando scendo dal treno trovo mia mamma, il suo abbraccio, dopo più di un anno e mezzo, dentro al mio cuore ringrazio la Madonna e chiedo a lei la forza di perdonarla, Le chiedo di perdonare me per i miei sbagli e di perdonare chi vive nel materialismo e non ha la forza di provare le emozioni che ho provato in questi giorni.
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